Come non essere d’accordo con il prof. Renzo Davoli, del quale leggo spesso e volentieri i suoi commenti e scritti.
Un mio solo commento o parola, unita a quella del professore, rivolta a chi ha preparato il test, chi lo avvallato e ha permesso di utilizzarlo per valutare il “grado di cultura digitale” dei candidati.
Vergognatevi!!!
(Di seguito, quanto pubblicato dallo stesso prof. Renzo Davoli, professore associato di Informatica, Università di Bologna). (Copyright 2012 Renzo Davoli. Rilasciato con licenza “Verbatim Copying”.)
Chi è che ha preparato il test di “Competenze Digitali” per il consorsone?
Sono domande inutili, discriminatorie, scritte con linguaggio improprio, con numerosi errori e quasi nulla hanno a che fare con la valutazione del grado di “cultura digitale” dei candidati.
Chi ha preparato il test ha dimostrato di avere di avere scarsa cultura digitale, come è stato possibile che gli sia stata affidata la preparazione di un test per valutare quella degli altri?
Veniamo ai numeri. Su 490 domande:
- 36 presentano risposte errate di cui
- 15 hanno errori gravi
- 94 fanno riferimento a dettagli relativi solo ai sistemi operativi Windows, e quindi discriminatorie verso chi usa altri sistemi operativi (GNU-Linux o MacOS).
- Compare nelle domande 92 volte la parola Windows, 36 la parola Word, 34 la parola Excel, 12 volte .doc. Il test contiene quindi messaggi pubblicitari. Cita sempre specifici programmi, non concetti o classi di applicazioni. (sarebbe come se in un testo per le scuole guida comparissero sempre le parole Fiat, Panda, Cinquecento).
Questo è l’elenco di tutte le domande con le mie osservazioni e correzioni (basta fare click qui) .
L’autore (gli autori) sembrano ignorare la differenza fra il Web e Internet, fra insieme e sequenza, però sa/sanno perfettamente premere il tasto F5. Non sanno cosa sia il software libero/open source. (Sembra si tratti di persone anziane, nelle risposte compare RPGII, un linguaggio degli anni 70, e questioni relative a modem per la linea commutata, quelli che fischiettavano come i fax negli anni 80-90).
Ho riletto le domande. Le sole che hanno senso per valutare il grado di “competenze digitali” sono ben poche, si contano sulle dita delle mani. Che aridità e ignoranza dimostrano queste domande. Sembra che le “competenze digitali” corrispondano al “saper usare un computer”, anzi uno specifico tipo di computer, con uno specifico sistema operativo e specifiche applicazioni.
Mi domando dove al Ministero della “Istruzione” possano aver trovato simili “esperti”. Io spero che in pochi all’estero sappiano leggere la lingua Italiana, queste domande sono una sputtanata al pari dei neutrini nei tunnel.
Ma sono queste le competenze digitali che vogliamo abbiano i docenti della scuola, sono queste che dovrebbero avere anche i professori di latino, quelli di geografia, di filosofia o scienze?
Non sono solo distruttivo, ho preparato anche il mio elenco di domande. Sentite come suonano diversamente:
- Cosa è l’Informatica?
- Cosa è un Blog?
- Cosa è un Wiki?
- A cosa serve un sevizio di Social Networking?
- Cosa è un Linguaggio di Programmazione?
- Cosa è un Algoritmo?
- Cosa è un Formato di Dato?
- Cosa è una Licenza d’Uso?
- Cosa è un Protocollo di Comunicazione?
- Quale è la differenza fra html e http?
- Quale è la differenza fra Internet e il Web?
- Cosa significa Net Neutrality?
- Quale è la differenza fra Dato e Informazione?
- Cosa significa “Software Libero”?
- Cosa è il “Software Proprietario”?
- Quando un formato di dato viene detto “Aperto” e quando “Libero”?
- Cosa sono le licenze “Creative Commons”?
- Cosa è il Digital Divide?
- E’ consentito copiare i programmi?
- E’ consentito fare copia/incolla di immagini e testo da pagine web?
- Cosa è una Distribuzione di Software?
- Può un Ente pubblico usare Software Proprietario?
- Quale è la differenza fra Software e Hardware?
- Cosa è Wikipedia?
- E’ consentito pubblicare una edizione integrale dei Promessi Sposi sul Web?
- Cosa si indica con il termine spamming?
A domande come queste può rispondere chiunque, non importa se usa un sistema operativo o un altro. Questi sono concetti, cultura. Sono termini che potete trovare nei giornali o navigando il web. Queste idee fanno parte del “vivere digitale”. E’ giusto che il concetto di blog sia patrimonio culturale di un professore di Filosofia. Tanti prof. di Filosofia hanno blog personali interessantissimi.
Dalla qualità della selezione del personale docente deriva la qualità della scuola e di conseguenza il grado di cultura delle future generazioni. E’ inutile fare manovre e manovrine se poi si butta via la vera ricchezza del paese.
Caro Ministero, questa è una pubblica vergogna, spero che vi si ponga rimedio immediatamente.
Bologna, 02 dicembre 2012.
Renzo Davoli, professore associato di Informatica, Università di Bologna.
(Copyright 2012 Renzo Davoli. Rilasciato con licenza “Verbatim Copying”.)
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Non ci credo. Mi sono offeso quando ho letto gli errori in cui discriminavano Ubuntu (io lo uso). Il bello è che a scuola solo io lo uso e nessuno dei miei amici sà cosa sia software Open Source. Sono anche loro schiavizzati da Windows…